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Il "sistema patriarcale" al cinema: donne e uomini tra crisi e ambiguità Prima parte Parte del progetto "Cinema e identità sessuali e di genere" |
The "patriarchal system" in the movies: crises and ambiguities Part 1 Part of the project "Cinema and sexual and gender identities" |
Luciano Mariani info@cinemafocus.eu © 2024 by Luciano Mariani, licensed under CC BY-NC-SA 4.0 |
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Indice generale Parte prima 1. Introduzione 2. Il patriarcato nei film 3. Il potere (relativo) dell'uomo 4. Le vittime del patriarcato 5. Le debolezze delle figure maschili 6. La condanna della donna (e dell'uomo) Parte seconda 7. Le (dolorose) crisi del patriarcato 8. La resilienza femminile 9. La controffensiva femminile e le sue ambiguità 10. L'alternativa omosessuale e i suoi problemi 11. Un presente e un futuro al femminile? 12. Conclusione: oltre il patriarcato? |
Contents Part 1 1. Introduction 2. Patriarchy in films 3. Man's (relative) power 4. Patriarchy's victims 5. Male figures' weakness 6. Women's (and men's) downfall Part 2 7. Patriarchy's (painful) crises 8. Female resiliency 9. Women's reactions and their ambiguities 10. The homosexual alternative and its problems 11. A feminine present and future? 12. Conclusion: beyond patriarchy? |
1. Introduzione "Patriarcato" e "sistema patriarcale" sono termini non proprio di uso corrente, ma negli ultimi anni sono stati spesso utilizzati con riferimento alle problematiche di genere, ed in particolare alla violenza maschile sulle donne. Si è così venuta a creare una consapevolezza che dietro queste violenze sussista una visione del mondo prettamente "maschile", che identifica nella donna un "oggetto" sessuale su cui poter esercitare un potere quasi assoluto. Ma per comprendere appieno la portata di questi concetti, e per esplorare poi come sono (e sono stati) rappresentati nel cinema, occorre definirne meglio il significato e l'impatto che hanno sui sistemi sociali e culturali. Cosa intendiamo dunque quando parliamo di "patriarcato"? |
1. Introduction "Patriarchy" and "patriarchal system" are terms not exactly of current use, but in recent years they have often been used with reference to gender problems, and in particular to male violence against women. This has brought about an awareness that behind this violence there is a purely "male" vision of the world, which identifies women as sexual "objects", on whom man can exercise almost absolute power. But to fully understand the scope of these concepts, and to then explore how they are (and have been) represented in cinema, it is necessary to better define the meaning and impact they have on social and cultural systems. So what do we mean when we talk about "patriarchy"? |
Alcune definizioni di patriarcato "Derivato dalla parola greca "patriarkhes", patriarcato significa letteralmente "il dominio del padre" ed è usato per fare riferimento ad un sistema sociale in cui gli uomini controllano una parte sproporzionata del potere sociale, economico, politico e religioso, e in cui l'eredità passa solitamente per la successione maschile." (Nota 1) "Letteralmente, il patriarcato significa il dominio da parte dell'uomo a capo di un'unità sociale (una famiglia o una tribù, per esempio). Il patriarca, in genere un anziano della società, ha un potere legittimo sugli altri nell'unità sociale, tra cui altri uomini (in particolare, più giovani), tutte le donne e i bambini. Tuttavia, sin dall'inizio del XX secolo, le scrittrici femministe hanno usato il concetto per riferirsi al sistema sociale del dominio maschile sulle donne." (Nota 2) |
Some definitions of patriarchy "Derived from the Greek word "patriarkhes", patriarchy literally means "the rule of the father" and is used to refer to a social system where men control a disproportionally large share of social, economic, political and religious power, and inheritance usually passes down the male line." (Note 1) "Literally, patriarchy means rule by the male head of a social unit (a family or tribe, for example). The patriarch, typically a societal elder, has legitimate power over others in the social unit, including other (especially, younger) men, all women and children. However, since the early twentieth century, feminist writers have used the concept to refer to the social system of masculine domination over women." (Note 2) |
Ciò che queste definizioni non menzionano è il fatto cruciale che il patriarcato è un sistema di convinzioni, atteggiamenti e valori che permea una società, e che come tale viene trasmesso attraverso la socializzazione ed educazione a tutti i membri della società stessa, uomini e donne: tramite le agenzie di socializzazione, in primo luogo famiglia e scuola, vengono trasmessi modelli e ruoli sessuali e di genere che definiscono in maniera precisa il posto che donne e uomini devono occupare nella società. Inoltre, questo sistema viene trasmesso in modo tale da farlo percepire da tutti i membri come l'ordine naturale delle cose, come l'unico modo in cui la società può gestire i rapporti tra le persone, e in particolare quelli tra uomini e donne. Il sistema così introiettato diventa parte del carattere sociale delle persone, e costituisce la base per i loro atteggiamenti e i loro comportamenti, senza che essi/esse ne siano consapevoli. "Il patriarcato rimane un termine contestato. Ma che si parli di patriarcato o di mascolinità egemonica, concepire le differenze di genere nel potere e nell'autorità come strutturali permette sia agli uomini che alle donne di lavorare per il cambiamento nelle politiche sociali, nella cura dei figli, nella flessibilità delle condizioni e negli orari di lavoro e nelle politiche che controllino l'abuso di potere e della violenza" (Nota 3) Solo attraverso dei processi di sensibilizzazione e di presa di coscienza, come quelli tipici del pensiero femminista, è possibile che una persona (sia essa uomo o donna) diventi consapevole di questo sistema nascosto ma sempre attivo - e si può dunque comprendere come una messa in discussione del sistema stesso debba necessariamente implicare la partecipazione della componente maschile della società così come di quella femminile. Sono in gioco, di fatto, i rapporti di forza tra i generi, ma ancora di più, a monte di questi rapporti, le convinzioni profonde su cui si basa un'organizzazione sociale, e i valori veicolati da queste convinzioni. "Dobbiamo evidenziare il ruolo che le donne svolgono nel perpetuare e sostenere la cultura patriarcale in modo da riconoscere il patriarcato come un sistema che donne e uomini supportano allo stesso modo, anche se gli uomini ricevono più premi da quel sistema. Lo smantellamento e il cambiamento della cultura patriarcale è un lavoro che uomini e donne devono fare insieme." (Nota 4) Notiamo infine che il sistema patriarcale non è tipico solo delle società occidentali o di tipo capitalistico, ma è in larga misura condiviso dalla maggior parte delle società in tutto il mondo, sia pure con le differenze socioculturali che caratterizzano ogni singola società. 2. Il patriarcato nei film Il cinema è sempre stato uno specchio di una società: da una parte, fornisce rappresentazioni dei sistemi di valori sociali, e dall'altra, contribuisce a diffondere e mantenere in essere questi stessi valori - e lo fa, nella maggioranza dei casi, senza esserne consapevole. In questo senso, il cinema è la riprova di quanto abbiamo appena detto circa il carattere nascosto del sistema patriarcale: i film mettono in scena i rapporti tra i generi, senza necessariamente avere uno sguardo critico su questi rapporti, che rimangono così, come nella vita reale, largamente impliciti. Eppure, come vedremo analizzando tanti film, il cinema possiede a volte, persino a sua insaputa, la capacità di mostrare, o meglio di svelare, atteggiamenti e comportamenti "normalmente" dati per scontati. Non è dunque sempre uno specchio neutrale, anonimo, oggettivo e "fedele", ma può essere, per chi sa vedere, cioè per chi vuole e sa identificare e interpretare ciò che è mostrato sullo schermo, una fonte preziosa di informazioni, e persino un'occasione di gettare uno sguardo critico su quanto viene rappresentato. Lo "sguardo maschile" Una tappa fondamentale per riflettere su come il cinema assecondi e perpetui le disuguaglianze di genere, ed il sistema patriacale che ne sta alla base, fu la pubblicazione nel 1975 di Piacere visivo e cinema narrativo da parte della ricercatrice, cirtica e cineasta inglese Laura Mulvey (Nota 5). Mulvey affermò che "l'asimmetria nel potere di genere è una forza che controlla il cinema e costruita per il piacere dello spettatore maschile, cosa che è profondamente radicata nelle ideologie e nei discorsi patriarcali" (Nota 6). In altre parole, il pubblico di riferimento viene considerato quello maschile, e i film si propongono di soddisfare innanzitutto le esigenze di questo pubblico. Le donne sono, questa prospettiva, "portatrici di significato e non creatrici di significato" poichè "gli uomini sono quelli che guardano, e le donne quelle che vengono guardate". Le donne non hanno dunque il controllo della scena ma vi compaiono semplicemente come oggetto di osservazione, oggetti passivi del desiderio maschile. Inoltre, ciò che rende questa situazione ancora più pervasiva è il fatto che viene imposto il punto di vista del maschio eterosessuale, oltre che alle spettatrici eterosessuali, anche agli spettatori e spettatrici omosessuali (anche se il piacere della visione e le emozioni che suscita possono poi essere molto diverse). Siamo così abituati a vedere il corpo femminile messo in mostra nei film (in tutti i film, e non soltanto in quelli che di questa esibizione fanno la loro ragion d'essere, come, ad esempio le commedie "sexy" o addirittura i film pornografici) che lo diamo per scontato e quasi non ce ne accorgiamo. Ma basta prestare un poco più di attenzione alle singole scene per notare come, anche nelle sequenze apparentemente meno focalizzate sul corpo di una donna, lo "sguardo maschile" è quasi sempre presente. Per fare un esempio, osserviamo come le gambe della donna protagonista della scena nel Video qui sotto vengono riprese direttamente, in un contesto che non richiederebbe nulla di tutto ciò: la donna sta semplicemente scendendo da un'auto, dunque perchè mostrare in modo così esplicito una parte del suo corpo? |
What these definitions do not mention is the crucial fact that patriarchy is a system of beliefs, attitudes and values that permeates a society, and that as such it is transmitted through socialization and education to all members society itself, men and women: Through socialization agencies, the family and the school in the first place, sexual and gender models and roles, defining the place that women and men must occupy in society, are transmitted. In addition, this system is transmitted in such a way that all members of society perceive it as the natural order of things, as the only way in which society can manage relationships between people, and in particular those between men and women. The system thus introjected becomes part of the social character of people, and constitutes the basis for their attitudes and their behaviours, with no awareness on their part. "The Patriarchate remains a contested term. But whether we speak of hegemonic patriarchate or masculinity, conceiving gender differences in power and authority as structural allows both men and women to work for change in social policies, in care of children, in the flexibility of conditions and in working hours and in the policies that control the abuse of power and violence "(Note 3) Only through awareness processes, such as those typical of feminist thought, it is possible for a person (be it man or woman) to become aware of this hidden but always active system - and questioning of the system itself must necessarily imply the participation of the male component of society as well as of the female one. What is at stake are the relationship between the genres, but even more, beyond such relationships, the deep beliefs on which a social organization is based, and the values conveyed by these beliefs. "We must highlight the role that women play in perpetuating and supporting patriarchal culture in order to recognize patriarchy as a system that women and men support the same way, even if men receive more prizes from that system. Dismantling and change of patriarchal culture is a job that men and women have to do together. " (Note 4) Finally, we should not forget that the patriarchal system is not typical only of western or capitalist societies, but is largely shared by most societies all over the world, albeit with the socio -cultural differences that characterize every single society. 2. Patriarchy in films Cinema has always been a mirror of society: on the one hand, it provides representations of the systems of social values, and on the other, it contributes to spreading and maintaining these same values - and this, in the majority of cases, without any sort of awareness. In this sense, cinema is the proof of what we have just said about the hidden character of the patriarchal system: films stage the relationships between the genres, without necessarily implying a critical look at these relationships, which thus remain, as in life real, widely implicit. Yet, as we will see by analyzing many films, cinema sometimes has, even without its knowledge, the ability to show, or rather to reveal, attitudes and behaviors normally taken for granted. It is therefore not always a neutral, anonymous, objective and "faithful" mirror, but it can be, for those who know how to see through it, that is, for those who want and know how to identify and interpret what is shown on the screen, a precious source of information, and even an opportunity to throw a critical look at what is represented. "The male gaze" A fundamental stage in reflecting on how cinema supports and perpetuates gender inequalities, and the patriarchal system that underlies it, was the publication in 1975 of Visual pleasure and narrative cinema by English researcher, critic and filmmaker Laura Mulvey (Note 5). Mulvey said that "asymmetry in gender power is a force that controls cinema and built for the pleasure of the male spectator, which is deeply rooted in the ideologies and patriarchal discourses" (Note 6). In other words, the reference audience is considered the male one, and the films are offered, first and foremost, to satisfy the needs of this audience Women are, in this perspective, "bearers of meaning and not creators of meaning" as "men are those who look, and women those who are looked at". Women therefore do not have control of the scene but simply appear as an object of observation, passive objects of male desire. Furthermore, what makes this situation even more pervasive is the fact that the point of view of the heterosexual male is imposed on heterosexual female spectators as well as on homosexual male ansd female spectators (even if the pleasure of vision and the emotions thus aroused can be very different ). We are so used to seeing the female body on display in films (in all films, and not only in those who make this performance their raison d'etre, such as, for example "sexy" comedies or even pornographic films ) that we take it for granted and take no notice. But it is enough to pay a little more attention to the individual scenes to note how, even in the sequences apparently less focused on a woman's body, the "male gaze" is almost always present. To give an example, observe how the legs of the woman in the video below are filmed directly, in a context that would not require any of this: the woman is simply getting out of a car, therefore why should a part of her body be shown in such an explicit way? |
Ore disperate/Desperate hours (di/by Michael Cimino, USA 1990) |
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In modo molto più sottile, ma non meno realistico e convincente,
osserviamo come Hitchcock ci presenta l'immagine della protagonista di
Marnie. Noi vediamo l'immagine, ma non un'immagine qualunque: è
l'immagine della macchina da presa, che il regista manovra secondo le
sue intenzioni - dunque noi, attraverso il regista e la sua macchina da
presa, diventiamo l'occhio che vede (e che giudica): un primo piano di
una borsetta gialla, tenuta sotto il braccio da una donna, che viene
gradualmente svelata mentre cammina lentamente sul marciapiede di una
stazione, al centro dell'inquadratura, di spalle. Sentiamo solo il
rumore dei tacchi della donna, non c'è commento musicale. La macchina da
presa segue dapprima la donna, poi si ferma, mentre lei continua a
camminare, sempre al centro dell'inquadratura, e si allontana da noi,
finchè si ferma e appoggia per terra la valigia che sta portando. Non
c'è dubbio che Hitchcock abbia voluto procurarci, attraverso
l'inquadratura, il movimento della donna sempre al centro, i movimenti
della sua macchina da presa, l'occhio e lo sguardo con cui vedere questa
donna come un enigma, sottolineando il fatto che l'immagine non è mai
neutra, ma risponde ad intenzioni ben precise: in questo caso, uno
sguardo (maschile) con cui definire il suo oggetto (femminile). |
In a much subtler way, but no less realistic and convincing, consider how Hitchcock first introduces the image of the protagonist of Marnie. We see her image, but not any image: it is the image of the camera, which the director manoeuvres according to his intentions - therefore, through the director and his camera, we become the eye that sees (and that judges): a close -up of a yellow handbag, held under the arm by a woman, who is gradually revealed while walking slowly on the sidewalk of a station, at the centre of the frame, from behind. We only hear the sound of the woman's heels, there is no musical comment. The camera first follows the woman, then stops, while she continues to walk, always at the centre of the frame, and moves away from us, until she stops and puts on the ground the suitcase she is carrying. There is no doubt that Hitchcock wanted to provide us, through the shot, the movement of the woman always centre-stage, the movements of the camera, with the eye and the gaze to perceive this woman as an enigma, underlining the fact that the image is never neutral, but responds to very precise intentions: in this case, a (male) gaze which defines its (female) object. |
Marnie (di/by Alfred Hitchcok, USA 1964) |
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Ma, come abbiamo detto, il cinema ci fornisce anche visioni del sistema
patriarcale non così evidenti e scontate, e, soprattutto, con mille
sfumature che ci permettono di apprezzare meglio le crisi che
questo sistema ha attraversato e tuttora attraversa e le ambiguità
nella rappresentazione dei modelli di ruolo maschili e femminili. Parte
della preziose testimonianze che ci offre il cinema consiste proprio
nella possibilità che ci viene offerta di analizzare e interpretare
scene e sequenze, se non addirittura interi film, come segni importanti,
anche se impliciti o non immediatamenti evidenti, delle mille
sfaccettature del sistema patriarcale che nel corso del tempo sono state
messe in scena in film appartenenti ai più svariati generi
cinematografici e realizzati secondo principi estetici anche molto
diversi. Nei paragrafi che seguono esploreremo una varietà di temi,
dalla rappresentazione del potere dell'uomo alle sue debolezze, dalle
vittime del patriarcato alla resilienza e alla controffensiva femminile,
che ci permetteranno di mettere a fuoco non solo le caratteristiche di
questo sistema socioculturale, ma anche le sue ambiguità - che spesso
risultano essere l'elemento più interessante di molti film - almeno dal
punto di vista di questo nostro Dossier. 3. Il potere (relativo) dell'uomo Il fatto che nei film sia spesso la controparte maschile ad avere la meglio nei rapporti tra i sessi può certamente essere dato per scontato, come abbiamo già avuto modo di sottolineare. In alcuni generi cinematografici, ed in alcuni periodi storici, ciò è particolarmente evidente, anche se non bisogna dimenticare che gli spettatori di oggi sono forse più smaliziati e colgono sottotrame e sottotesti che forse il pubblico di molti decenni fa non era solitamente in grado di identificare ed interpretare. Ad esempio, nei grandi melodrammi americani degli anni '50 del secolo scorso, con gli occhi di oggi il ruolo della figura maschile è molto chiaramente identificabile (e, a specchio, quello della figura femminile). In Magnifica ossessione, un milionario (Rock Hudson) prima causa la morte di un onesto medico, poi si innamora (ricambiato) della vedova (Jane Wyman), e infine, quando quest'ultima perde la vista, ancora, sia pure indirettamente, a causa dell'uomo, lui si mette a studiare medicina, diventa uno dei migliori chirurghi e alla fine la opererà, salvandole la vista (e conquistandone definitivamente l'amore). |
But, as we said, cinema also provides us with visions of the
patriarchal system which are not so evident and obvious, conveying
instead a multiplicity of visions that allow us to better appreciate the
crises that this system has gone though and the ambiguity in the
representation of the male and female role-playing models. Part of the
precious testimonies that cinema offers consists precisely in the
possibility that we are offered to analyze and interpret scenes and
sequences, if not even whole films, as important signs, even if implicit
or not immediately evident, of the thousand facets of the patriarchal
system that have been staged over time in films belonging to the most
disparate cinema genres and made according to very different aesthetic
principles. In the following paragraphs we will explore a variety of
themes, from the representation of man's power to his weaknesses, from
the victims of the patriarchal system to female resilience and
counter-offensive, which will allow us to focus not only on the
characteristics of this socio-cultural system, but also on its
ambiguities - which are often the most interesting element of many films
- at least from the point of view of this dossier. 3. Man's (relative) power The fact that in films the male counterpart often has the best in the relationships between the sexes can certainly be taken for granted, as we have already had the opportunity to underline. In some cinema genres, and in some historical periods, this is particularly evident, even if it should not be forgotten that today's spectators are perhaps more self-conscious and grasp suplots and subtexts that perhaps an audience of many decades ago was not usually able to identify and interpret. For example, in the great American melodramas of the 1950s, with today's eyes the role of the male figure is very clearly identifiable (and, in a mirror, that of the female figure). In Magnificent obsession, a millionaire (Rock Hudson) first causes the death of an honest doctor, then falls in love (reciprocated) with the widow (Jane Wyman), and finally, when the latter loses her sight, once again, albeit indirectly, at the man's fault, he starts studying medicine, becomes one of the best surgeons and will eventually operate on her eyes, saving her sight (and definitively conquering her love). |
Magnifica ossessione/Magnificent obsession (di/by Douglas Sirk, USA 1954) |
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Ritroviamo gli stessi interpreti in Secondo amore, in cui una ricca vedova si innamora del suo
giardiniere, molto più giovane di lei, e viene naturalmente osteggiata
dai figli, dalle amiche e da tutta la società per questo rapporto che
viola tutte le norme (di status, di classe, di età ...) della
società benpensante e pensa dunque di rinunciare al suo nuovo amore. Ma
alla fine, dopo un grave incidente capitato al giardiniere, supererà
tutte le ipocrisie di cui è prigioniera e si unirà a lui (per curarlo,
e, visto che andrà ad abitare con lui, per mettersi a sua disposizione
come moglie ideale ...). |
We find the same interpreters All that heaven allows, in which a rich widow falls in love with her gardener, much younger than her, and naturally finds the opposition of her children, her friends and the local sociey since this relationship violates all the established rules (of status, class, age ...). She therefore thinks of giving up her new love. But in the end, after a serious accident that involves the gardener, she will free herself of all these hypocrisies and will join him (to heal him, and, since she will go to live with him, to offer herself as the ideal wife ... . |
Secondo amore/All that heaven allows (di/by Douglas Sirk, USA 1955) |
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Qualche anno prima di questi mélo, una figura femminile incarnata da
una diva, Bette Davis, per altri versi diventata un'icona di una
femminilità assertiva e volitiva, era stata la protagonisdta di un film
che, sin dal titolo (Perdutamente tua)
dichiarava il senso di "possesso" che la donna subiva (pur godendone)
da parte dell'uomo che amava. La ragazza protagonista di questo film,
che all'inizio è dipinta come una vittima di una madre dispotica (una
specie di matriarcato con le caratteristiche peggiori del
patriarcato?), riesce ad emanciparsi dalla famiglia oppressiva grazie
all'aiuto di uno psichiatra (naturalmente uomo) e finisce per
innamorarsi dell'uomo sbagliato (un uomo infelicemente sposato) - e per
rimanere vicino a lui si impegna a prendersi cura di sua figlia,
rinunciando però ad una vera unione, resa impossibile dalle
circostanze (e in un film d'altronde non era possibile per motivi
censori mostrare la consumazione di un adulterio). Famosissima è
rimasta la scena finale del film, in cui lei e lui si rendono conto del
futuro che li aspetta, e lei, ancora nevrotica ma rassegnata, trova la
sua ragione di esistere rimanendo a fianco dell'uomo che ama, ma solo
come ombra, e si consola con la celebre battuta, "Non dobbiamo
pretendere la luna, abbiamo già le stelle". Vedremo più avanti, comunque, che alcuni di questi melodrammi hanno significati complessi e stratificati, che solo ad un'analisi attenta rivelano l'ambiguità insita anche nelle rappresentazioni apparentemente più trasparenti del sistema patriarcale (si veda il paragrafo 7. Le (dolorose) crisi del patriarcato). |
A few years before these melodramas, a female figure embodied by a
star, Bette Davis, that had become an icon of an assertive and
strong-willed femininity, had been the protagonist of a film that
conveyed both the suffering and the enjoyment of a woman's love of a
man. The girl protagonist of this film, who at the beginning is depicted
as a victim of a despotic mother (a kind of matriarchy with the worst
characteristics of patriarchy?) manages to emancipate herself from the
oppressive family thanks to the help of a psychiatrist (obviously a man)
and ends up falling in love with the wrong man (an unhappily married
man) - so that, in order to remain close to him, she undertakes to take
care of his daughter, thus giving up a real union, made impossible by
the circumstances (but consider that in a film of this kind censorship
forbade showing the consumption of an adultery). The final scene of the
film has remained very famous: as the couple realizes the future that
awaits them, the woman, still neurotic but resigned, finds her reason to
exist by remaining next to the man he loves, but only as a shadow, and
consoles herself with the famous line, "we must not demand the moon, we
already have the stars". Later, however, we will see later that some of these melodramas have complex and stratified meanings, which only to a careful analysis reveal the ambiguity inherent even in the apparently more transparent representations of the patriarcal system (see Paragraph 7 - Patriarchy's (painful) crises). |
Perdutamente tua/Now, Voyager (di/by Irving Rapper, USA 1942) |
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In pressochè tutti i generi cinematografici la base patriarcale della
narraazione è presente, sia pure a livelli diversi di esplicitazione.
Nella commnedia Sabrina, ad esempio, una ragazzina (Audrey Hepburn),
figlia dell'autista di una famiglia miliardaria, sogna ad occhi aperti
di poter accedere a quel mondo. Trasferitasi a Parigi per seguire un
corso di alta cucina, torna trasformata in una signora elegante e
sofisticata (come già la Bette Davis di Perdutamente tua), che fa
innamorare di sè i due rampolli della ricca famiglia (Humphrey Bogart
e William Holden), che se la contenderanno fino alla vittoria finale di
uno dei due. Ma Sabrina che posto occupa in tutta questa vicenda?
Testimone esterno, oggetto di desiderio e di contesa, passa dall'uno
all'altro senza in realtà avere molto diritto di parola. Ed anche la
sua trasformazione in figura femminile raffinata e desiderabile finisce
per essere la vera chiave che fa scatenare il desiderio e quindi il
corteggiamento. La donna dispone sì di armi, ma sono armi da affinare
allo scopo di poter ricevere l'attenzione dell'uomo. |
In almost all cinematographic genres, the patriarchal base of the narrative is present, albeit at different levels of explicitness. In Sabrina, for example, a girl (Audrey Hepburn), the daughter of a driver employed by a very wealthy family, dreams of the (im)possibility of accessing that dazzling world. She then moves to Paris to follow a high cuisine course, and this changes her into an elegant and sophisticated lady, who soon becomes the target of both sons (Humphrey Bogart and William Holden) of the elderly patriarch, starting a competition which will be won by the (elder) son. But what role does Sabrina play in all this? She is the external witness, the subject of desire and dispute, passing from one to the other of the two men without actually having any right of speech. And also her transformation into a refined and desirable female figure ends up being the real key that triggers desire and therefore courtship. The woman has weapons, but they are weapons to be carefully refined in order to be able to receive the attention of the man. |
Sabrina (di/by Billy Wilder, USA 1954) |
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Rimanendo nell'ambito della commedia brillante e sofisticata, come non
ricordare A qualcuno piace caldo, peraltro uno dei film che, sia pure
in modo adeguato ai requisiti censori dell'epoca, ma con molta ironia,
parla in modo diretto di ruoli maschili e femminili, dei modelli di
comportamento imposti dalla società e di quanto sia difficle uscirne. Il
film è un continuo gioco di ruoli, a partire dai due musicisti (Tony
Curtis e Jack Lemmon), costretti a travestirsi da donne per
sfuggire a dei gangster, e che incontrano nella nuova orchestra tutta
femminile la dolce e disillusa Zucchero (Marilyn Monroe). Tutto il film
è, dietro la facciata brillante, un'acuta riflessione sul sistema
patriarcale, specialmente attrraverso il rovesciamento dei modelli di
genere, che obbliga i due uomini a realizzare cosa significhi essere
donna in un mondo dominato dallo "sguardo maschile". E poi, i buffi
tentativi di Curtis di passare per un potente milionario per far colpo
su Zucchero, il tragicomico destino di Lemmon, che, come donna, viene
corteggiato da un vecchio miliardario, fino all'amara confessione di
Zucchero, che si sente trattata dagli uomini "come un tubetto di
dentifricio vuoto", spremuta finchè può servire al desiderio maschile.
Come spesso nei film di Billy Wilder, la visione patriarcale viene messa
in discussione se non addirittura alla berlina. |
Remaining in the context of brilliant and sophisticated comedies, how not to consider Some like it hot, one of the films that, albeit paying homage to the censorship requirements of the time, but with great irony, speaks directly of male and female roles, of the models of behavior imposed by tsociety and of how difficult it is to get out of it all. The film is a continuous game of roles, starting with two musicians (Tony Curtis and Jack Lemmon), forced to disguise themselves as women to escape some gangsters, and who meet in the new all -female orchestra sweet and disillusioned Sugar (Marilyn Monroe). The whole film is, behind its brilliant façade, an acute reflection on the patriarchal system, especially on the reversal of gender models, which obliges the two men to realize what it means to be a woman in a world dominated by the "male gaze". And then, the funny attempts by Curtis to pass as a powerful millionaire to impress Sugar, the tragicomic destiny of Lemmon, who, as a woman, is courted by an old billionaire, up to the bitter confession by Sugar, who feels treated by men "like a tube of empty toothpaste", squeezed as long as it can serve the male desire. As it often happens in Billy Wilder's films, the patriarchal view is directly questioned as well as satirized. |
A qualcuno piace caldo/Some like it hot (di/by Billy Wilder, USA 1959) |
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L'immagine della Monroe è, per certi versi, la quintessenza del
desiderio maschile fatto donna, ma nello stesso tempo conserva in
quasi tutti i suoi film un'aria di fragilità, di ingernuità e di
amarezza che ci lascia intuire quanto il suo ruolo (sullo schermo e
nella vita) fosse fonte di grande insicurezza e frustrazione. E' in
questa dolorosa consapevolezza dell'ambiguità del suo ruolo che Marilyn
si distingue da tante stereotipate caratterizzazioni della donna nel
cinema, riassunte nell'azzeccata formula "Madonna o puttana": o oggetto
sacro da difendere ma non da toccare, o oggetto sessuale tout court
- ma
pur sempre come oggetto, il cui significato è determinato dall'uomo.
All'estremo opposto, l'immagine più tipica del maschio onnipotente è
offerta dai vari Rambo, Rocky, ecc., dove la figura maschile è forse
ancora più stereotipata, con la forza (soprattutto fisica, oltre che
morale) dispiegata come la quintessenza del suo potere. Le immagini delle donne contese dagli uomini nel rigoroso rispetto delle regole del sistema patriarcale sono vecchie quanto il cinema, e, a monte, quanto la letteratura. Prendiamo l'esempio di Orgoglio e pregiudizio, il romanzo di Jane Austen, più volte trasposto sullo schermo. I rampolli di una ricca famiglia, da poco trasferitasi in un villaggio inglese, portano lo scompiglio in una famiglia locale di più bassa estrazione sociale, le cui figlie cominciano a contendersi i "buoni partiti" piombati quasi dal cielo. Sono interessanti in questo caso, oltre che le schermaglie amorose non esenti da trabocchetti e malintesi, con cui le ragazze cercano di assicurarsi i favori dei ricchi spasimanti (e veramente qui uomini e donne sembrano tutti oggetti di reciproche "cacce al tesoro"), anche le sfaccettature di questi rapporti, in cui l'elemento economico (legato alle differenze di classe) risulta importante quanto l'elemento puramente sentimentale dell'"amore romantico" - mettendo in luce altri volti del sistema patriarcale in cui si giocano queste partite. Il tutto è però visto in modo critico (soprattutto nel romanzo originale) e in un certo senso "riscattato" grazie all'ironia di Jane Austen, che serpeggia continuamente nel racconto e svela di continuo la falsità di molti atteggiamenti e comportamenti. |
The image of Monroe is, in some ways, the quintessence of male
desire, but at the same time retains in almost all her
films an air of fragility, naiveté and bitterness that allows us
understand how much her role (on the screen and in real life) was a
source of great insecurity and frustration. It is in this painful
awareness of the ambiguity of her role that Marilyn avoids many
stereotyped characterizations of the woman in the movies, as summarized in
the well-known formula "Either madonna or whore": either a sacred object to defend but not
to be touched, or a sexual object tout court
- but still as an object,
whose meaning is determined by man. At the opposite extreme, the most
typical image of the almighty male is offered by the various characters
known as Rambo,
Rocky, etc., where the male figure is perhaps even more stereotyped,
with the strength (above all physical, as well as moral) deployed as the
quintessence of his power. The images of women disputed by men according to the most rigid rules of the patriarchal system are as old as cinema (as well as literature). Consider the example of Pride and prejudice, Jane Austen's novel, transposed several times on the screen. The young sons of a rich family, who has recently moved to an English village, bring tconfusion and tension to a local family of lower social background, whose daughters begin to compete for the "good parties" that have plunged almost from the sky. The love skirmishes, not exempt from pitfalls and misunderstandings, with which the girls try to ensure the favours of the rich boys (and really here men and women all seem the objects of mutual "treasure hunts") are as interesting as the many facets of these relationships, in which the economic element (linked to class differences) is as important as the purely sentimental element of the "romantic love" - highlighting other faces of the patriarchal system in which these games are played. However, everything is seen in a critical way (especially in the original novel) and in a certain sense "redeemed" thanks to the irony of Jane Austen, who is constantly at work through the story, exposing the falsehood of many attitudes and behaviors. |
Orgoglio e pregiudizio/Pride and prejudice (di/by Joe Wright, USA 2005) |
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Le favole come la "Cenerentola" o la "Bella addormentata nel bosco", che
attendono il loro Principe Azzurro per essere "risvegliate" (cioè per
essere riportate in vita, sia pure come oggetto del desiderio maschile)
continuano ancora oggi a popolare le trame di molti film: come non
citare Pretty woman, in cui una prostituta (Julia Roberts)
viene "redenta" a suon di vestiti, cene, concerti e bella vita da un
riccone (Richard Gere), che però commette l'errore di innamorarsi di
lei. Dopo varie peripezie, il film finisce proprio come una classica
fiaba, con l'uomo che scala letteralmente l'edificio in cui si trova la
sua bella, proprio come il principe azzurro andava a liberare la
principessa prigioniera in una torre. Anche se un pizzico di ironia (e
di auto-referenzialità) riscatta questo finale, con una voce fuori campo
che dice: "Benvenuti a Hollywood! Qual è il vostro sogno? Tutti vengono
qui! Questa è Hollywood, la città dei sogni. Alcuni si avverano, altri
no ... Ma continuate a sognare, questa è Hollywood! Si deve sognare,
perciò ... continuate a sognare" |
Fairy tales such as "Cinderella" or "Sleeping beauty", where the women have to wait for their Prince Charming to "wake them up" (that is, to be brought back to life, albeit as an object of male desire) still continue to appear in the plots of many films: just consider Pretty Woman, in which a prostitute (Julia Roberts) is "redeemed" thanks to a plethora of clothes, dinners, concerts, etc. by a rich businessman (Richard Gere), who however makes the mistake of falling in love with her. After various vicissitudes, the film ends just like a classic fairy tale, with the man who literally scales the building in which his beauty is located, just like Prince Charming sets free the beautiful princess kept as a prisoner in a tower.- even if a pinch of irony (and self-referentiality) redeems this ending, with an off-voice that says: "Welcome to Hollywood! What is your dream? Everyone comes here! This is Hollywood, the city of dreams. Some come true, others don't ... but keep dreaming, this is Hollywood! You have to dream, so go on dreaming! " |
Pretty woman (di/by Garry Marshall, USA 1990) |
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In tempi più recenti, e in generi cinematografici completamente diversi,
lo "sguardo maschile" continua a tenere banco, in modi anche non troppo
nascosti: si consideri ad esempio la saga di Transformers, in cui i
personaggi femminili, che già giocano ruoli secondari, sono scelti con
cura soprattutto per la loro attrattiva sessuale, e mostrate in
inquadrature, scene e sequenze che chiaramente sono destinate a
soddisfare le esigenze di un pubblico pensato soprattutto come
maschile. |
More recently, and in completely different cinematographic genres, the "male gaze" continues to be prominent in quite explicit ways: for example, consider the Transformers saga, in which the female characters, who already play secondary roles, are carefully chosen especially for their sexual attraction, and shown in shots, scenes and sequences that are clearly destined to meet the needs of a clearly identified male audience. |
Transformers: Dark of the moon (di/by Michael Bay, USA 2011) |
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E che dire dei film "per famiglie", come i cartoni animati Disney, dove
le principesse sono sempre bellissime (creando modelli femminili
impossibili da raggiungere per le ragazze), ma soprattutto si
realizzano come persone solo ed esclusivamente quando riescono
(faticosamente) a conquistare l'amore di un uomo: non sia mai detto che
alla fine di un film una principessa possa trovare la felicità anche
rimanendo da sola! |
And what about "family films", such as Disney animated cartoons, where the princesses are always beautiful (creating female models which are impossible to reach by girls)? These beautiful princesses achieve their realization as human beings only when they (laboriously) succeed in conquering the love of a man: at the end of a film a princess can never find her happiness by remaining alone! |
La bella addormentata nel bosco/Sleeping beauty (di/by Clyde Geronimi [e/and Walt Disney], USA 1959) |
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4. Le vittime del patriarcato Il fatto che il patriarcato sia un sistema socioculturale che regola i rapporti tra le varie componenti della società, ed in particolare tra donne e uomini, ci induce a considerare i suoi effetti negativi su tutte queste componenti, e non solo sulle donne. Il cinema ci ha fornito anche diversi esempi di contesti in cui a fare le spese di un sistema opprimente di regole e valori sono anche, e soprattutto, i giovani, una classe d'età che, essendo ancora in formazione e sprovvista di quei meccanismi di difesa e resilienza spesso posseduti da persone più mature, si ritrova spesso a dover sottostare a limitazioni e divieti contro la naturale tendenza della gioventù ad esprimersi e svilupparsi in modi creativi e originali, anche se in contrapposizione con le ideologie e i valori dominanti. Alla fine degli anni '50, e poi nei primi anni '60 del secolo scorso, anche il cinema, che da una parte ribadiva, anche in modo critico, il pèersistere di valori patriarcali (come abbiamo visto in alcuni celebri melodrammi), d'altro canto forniva esempi dello scontro, generazionale ma che presto sarebbe diventato più generale negli anni della "contestazione giovanile", tra desideri, pulsioni, sogni e speranze giovanili e le rigide regole del patriarcato. Un film come Scandalo al sole, che all'epoca provocò l'indignazione di molti per le scene, ma soprattutto per le situazioni, che mostrava (un amore tra due giovani certamente non platonico) possedeva in effetti più di un motivo di critica sociale: un ragazzo (Troy Donahue) e una ragazza (Sandra Dee) si amano ma sono osteggiait in questo loro sentimento dalla morale conservatrice dei genitori - ma questra situazione diventa ancora più complessa quando scoprono che i rispettivi genitori (Dorothy McGuire e Richard Egan) erano stati amanti in gioventù, ma, in modo similare, non avevano potuto sposarsi. I due giovani devono così dolorosamente rendersi conto dell'ipocrisia e dei pregiudizi dominanti, e di cui non sono le uniche vittime: la scoperta del "segreto" dei genitori porta alla disgregazione delle rispettive famiglie (anche se poi il film si chiude su una nota di speranza, con la ragazza che, rimasta incinta, decide di tenere il bambino e, presumibilmente, di sposarsi con il suo ragazzo). Il finale fa dunque un po' rientrare i giochi nelle regole dell'epoca, ma non senza lasciare i segni dei traumi che lo scontro con quelle regole ha provocato (scontro che costituisce, anche oggi, il motivo di maggior interesse del film). |
4. Patriarchy's victims The fact that patriarchy is a socio-cultural system that regulates relationships between the various components of society, and in particular between women and men, leads us to consider its negative effects on all these components, and not only on women. Cinema has also provided us with several examples of contexts in which the costs of an overwhelming system of rules and values are also, and above all, borne by young people - an age class that, being still in a process of growing up, and obviously unaware of those mechanisms of defense and resilience often owned by more mature people, often finds itself having to submit to limitations and prohibitions against the natural tendency of young people to express themselves and develop in creative and original ways, even if in contrast with the dominant ideologies and values. At the end of the 1950s, and then in the early 1960s, cinema, which on the one hand reiterated, sometimes in a critical way, the persistence of patriarchal values (as we have seen in some famous melodramas), on the other hand provided examples of the confrontation between desires, drives, dreams and youthful hopes and the rigid rules of patriarchy - a clash between generations that would soon become more general in the upcoming years of the "youth rebellion". A film as A summer place, which at the time caused the indignation of many for the scenes, but above all for the situations, which it showed (a love between young people certainly going beyond the "Platonic" stage) actually offered more than a reason for social criticism. A boy (Troy Donahue) and a girl (Sandra Dee) fall in love but soon have to face the hostility of their parents' conservative morality. This situation becomes even more complex when they discover that their respective parents (Dorothy McGuire and Richard Egan) had equally been lovers in their youth, but, in a similar way, had not been allowed to get married. The two young people must thus painfully realize the hypocrisy and dominant prejudices, of which they are not the only victims: the discovery of the "secret" of the parents leads to the disintegration of their respective families (even if the film ends on a note of hope, with the pregnant girl who decides to keep the baby and, presumably, to get married to her boyfriend. The ending therefore ends by paying homage to the rules of the time, but not without exposing the signs of the traumas that the clash with those rules has caused (a clash that constitutes, even today, one of the main reasons for the continuing relevance of this film). |
Scandalo al sole/A summer place (di/by Delmer Daves, USA 1959) |
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Molto peggiori sono le sofferenze che affliggono i protagonisti di
Splendore nell'erba, ambientato nel Kansas del 1928, dunque in
un'epoca ancora più lontana nel tempo. Anche in questo caso il rapporto
tra un ragazzo (Warren Beatty) e una ragazza (Natalie Wood) è
stigmatizzato dalle rispettive famiglie, prigioniere di pregiudizi
ipocriti (la madre di lei è spaventata dalla possibile perdita di verginità
della figlia, il padre di lui gli consiglia di divertirsi piuttosto con
delle prostitute). I segni più evidenti di un sistema patriarcale sono
così messi esplicitamente in discussione, e correlati per di più con
un puritanesimo solo di facciata e con un perbenismo tanto ipocrita
quanto accettato da un'intera società. Questa volta, ai due ragazzi
non resta che cedere, ma a caro prezzo: lei dovrà essere ricoverata per
un esaurimento nervoso, lui dovrà lasciarla per sempre. Ed il finale
resta una delle scene più amare e tristi viste nei film sulla gioventù.
Dopo alcuni anni, i due giovani si rincontrano: lui, che aveva anche
ambizioni professionali, fa il contadino ed è sposato ed in attesa di
un figlio; lei è pure in procinto di sposarsi, ma la dura consapevolezza
che entrambi hanno maturato sulla necessità di accettare stoicamente la
realtà e di accontentarsi di ciò che essa può offrire li ha certamente
fatti maturare, ma al prezzo di negare le loro legittime, autentiche
aspirazioni. |
The suffering that afflicts the protagonists of Splendor in the grass, set in Kansas in 1928, therefore in an even more distant time period, is even worse. Also in this case the relationship between a boy (Warren Beatty) and a girl (Natalie Wood) is stigmatized by their respective families, who are prisoners of hypocritical prejudices (the girl's mother is frightened by the possible loss of virginity of her daughter, while the boy's father would rather see his son having fun with prostitutes). The most evident signs of a patriarchal system are thus explicitly under discussion, and more related to a Puritan façade and a hypocritical respectability which are accepted by an entire society. This time the two young lovers cannot but give up their expectations, but this will come at a high price: the girl will have to be hospitalized for a nervous breakdown, while the boy will have to leave her forever. And the ending remains one of the most bitter and sad scenes seen in youth films. After a few years, the two young people meet again: he, who also had professional ambitions, is now a farmer and is married to a pregnant girl; she is also about to get married, but the hard awareness that they need to stoically accept reality and to settle for what it can offer has certainly made them mature, but at the price of denying their legitimate, authentic aspirations. |
Splendore nell'erba/Splendor in the grass (di/by Elia Kazan, USA 1961) |
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La sistematica violenza esercitata sulle donne da alcune istituzioni,
specchio ancora una volta del potere maschile che stabilisce rigide
regole di conformismo, è anche al centro di Ragazze interrotte.
Il film, significativamente ambientato proprio nel New England degli
anni '60 del secolo scorso, è focalizzato sulla traumatica esperienza di
una ragazza (Wynona Ryder) che, in seguito ad un esaurimento nervoso,
viene ricoverata in un ospedale psichiatrico. Ne seguiamo quindi le
dolorose vicissitudini personali, ma anche i rapporti che instaura con
altre pazienti, affette dai disturbi più vari, dalla schizofrenia
all'anoressia, dalla sociopatia ai vari disturbi della personalità - ma
veniamo anche a conoscere i violenti retroscena dietro ognuna di loro,
tra abusi familiari ed episodi di intolleranza e repressione. La vita
nell'ospedale/carcere diventa così lo specchio di una società che
esclude i "diversi" segregandoli in un mondo a parte pur di mantenere
l'integrità formale dei contesti di provenienza. |
The systematic violence exercised on women by some institutions, a mirror once again of the male power that establishes rigid conformist rules, is also the focus of Girl, interrupted. The film, significantly set in New England in the 1960s, stages on the traumatic experience of a girl (Winona Ryder) who, following a nervous breakdown, is hospitalized in a psychiatric hospital. We thus follow her painful personal vicissitudes, but also the relationships she establishes with other patients, affected by the most varied disorders, from schizophrenia to anorexia, from sociopathy to various personality disorders. However, we also learn about the violent backgrounds behind each of them, including family abuse and episodes of intolerance and repression. Life in the hospital/prison thus becomes the mirror of a society that excludes those seen as "different" by segregating them in a world apart in order to maintain the formal integrity of their contexts of origin. |
Ragazze interrotte/Girl, interrupted (di/by James Mangold, USA 1999) |
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Il cinema ha anche rispecchiato il sistema patriarcale in relazione ad
altre variabili, come abbiamo visto della rigida divisione in classi in
Orgoglio e pregiudizio. D'altronde il patriarcato è trasversale anche
alle diverse culture ed etnie, ed assume connotazioni almeno in parte
particolari a seconda dei contesti socioculturali. In Mustang, ad
esempio, le rigide regole patriarcali sono all'origine di una
situazione drammatica e perfino tragica. In Turchia, ma lontano dalla
vita più aperta della metropoli di Istanbul, cinque sorelle vengono
punite per aver giocato sulla spiaggia con dei coetanei. Nulla è
veramente successo, ma la cosa viene considerata un'inaccettabile
esperienza erotica, e le cinque ragazze dovranno subire, oltre
all'umiliazione di una visita ginecologica, l'ordine di rimanere
recluse in casa. Lo scontro tra i valori tradizionali, che vedono le
donne come oggetti sessuali ma anche come merci di scambio per
matrimoni combinati, e la voglia di libertà e indipendenza delle giovani
generazioni non potrebbe essere più violento - ed il titolo del film è chiaramente
una metafora: i mustang sono i cavalli selvaggi liberi di muoversi, così
come le ragazze vorrebbero poter realizzare le loro aspettative ma
vengono frustrate da una cultura repressiva e fuori dal tempo. |
Cinema has also reflected the patriarchal system in relation to other variables, as we have seen in the rigid class division in Pride and prejudice. On the other hand, patriarchy is also transversal to different cultures and ethnic groups, and assumes connotations at least partially particular depending on the socio -cultural contexts. In Mustang, for example, the rigid patriarchal rules are at the origin of a dramatic and even tragic situation. In Turkey, but far from the more liberal life of the metropolis of Istanbul, five sisters are punished for playing on the beach with some boys. Nothing really happened, but this is considered an unacceptable erotic experience, and the five girls will have to suffer, in addition to the humiliation of a gynaecologist's examination, the order to remain imprisoned at home. The clash between traditional values, which see women as sexual objects but also as exchange goods for combined weddings, and the desire for freedom and independence of the younger generations could not be more violent - and the title of the film is clearly a metaphor: mustangs are wild horses free to move in their environment, just as the girls would like to be able to make their expectations come true but are frustrated by a repressive conformist culture. |
Mustang (di/by Deniz Gamze Erguven, Francia/France - Germania/Germany - Turchia/Turkey - Qatar 2015) |
5. Le debolezze delle figure maschili Non è solo contro le donne che si manifesta il potere patriarcale incarnato nelle figure maschili. Queste stesse figure sono anche state rappresentate nel cinema nelle loro debolezze, segno evidente di un sistema che spesso non procura solo vantaggi, ma anche problemi e disagi negli stessi apparentemente sicuri rappresentanti di quel potere. Un film in cui questo potere è illustrato chiaramente, e nello stesso tempo relativizzato, è La finestra sul cortile, dove il protagonista (James Stewart) è un fotografo costretto su una sedia a rotelle con un gamba ingessata, e quindi impossibilitato a muoversi (le implicazioni psicanalitiche di natura sessuale si sono sprecate ...). In questa situazione, il suo unico passatempo è spiare, attraverso il teleobiettivo di una macchina fotografica, quello che fanno i suoi vicini, le cui finestre si affacciano sul cortile del titolo (evidente, ancora, l'uomo che guarda come metafora dello stesso spettatore del film). In tal modo ne vede di tutti i colori, compreso qualcosa che assomiglia ad un omicidio. Ma da solo lui può fare poco: ecco che entrano in scena dunque un suo amico detective, una sua collaboratrice domestica, e, soprattutto, la sua bellissima fidanzata (Grace Kelly), che lui è molto restio a sposare ma che lo aiuta attivamente a risolvere il mistero. In questo caso è interessante notare la crisi di quest'uomo, impotente nella sua condizione, e che mette a rischio, prima di se stesso, la vita della sua donna ... che alla fine l'avrà vinta su di lui. Un esempio di come il cinema, e in particolare grandi registi come Billy Wilder o Alfred Hitchcock, pur mettendo in scena contesti "normali" come appaiono sempre quelli patriarcali, sappiano "stratificare" i significati di un film, introducendo, più o meno direttamente ed esplicitamente, elementi che, ad un occhio attento, rivelano in realtà crepe e crisi nell'apparentemente solidissimo e impermeabile sistema di ruoli e status femminile e maschile. |
5.
Male figures' weakness It is not only against women that the patriarchal power embodied in the male figures acts. These same male figures have also been represented in the movies in their weaknesses, an evident sign of a system that often does not cause only advantages, but also problems and inconveniences to the same apparently safe representatives of that power. A film in which this power is clearly illustrated, and at the same time shown in its only relative strength, is Rear window, where the protagonist (James Stewart) is a photographer forced into a wheelchair with one leg in plaster, and therefore unable to move (the psychoanalytic implications of sexual nature have often been stressed ...). In this situation, its only pastime is to spy, through the telephoto lens of a camera, what its neighbours do, whose windows overlook the inner courtyard (the man who looks being a clear metaphor of the same film viewer). In this way he sees all kinds of small incidents including something that resembles a murder. But he can do little by himself: however, we soon meet a detective friend of his, his domestic collaborator, and, above all, his beautiful girlfriend (Grace Kelly), whom he is very reluctant to marry but who actively helps him to solve the mystery. In this case it is interesting to note the crisis of this man, helpless in his condition, and who puts at risk his woman's life (who will eventually persiade him to marry her). An example of how cinema, and in particular great directors such as Billy Wilder or Alfred Hitchcock, while staging "normal" contexts (as the patriarchal ones always appear) can elaborate on the meanings of a film, by introducing, more or less directly and explicitly, elements that, at a careful eye, actually reveal cracks and crises in the apparently solid and waterproof system of female and male roles and statuses. |
La finestra sul cortile/Rear window (di/by Alfred Hitchcock, USA 1954) |
Fine della Prima parte. Vai alla Seconda parte
End of Part 1. Go to Part 2
Note/
Notes1. Anyangwe E., Mahtani, M. 2024. What is patriarchy? What does it mean and why is everyone talking about it?, CNN.
2. Pilcher J., Whelehan I. 2004. Fifty Key Concepts in Gender Studies, Sage Publications, p. 110.
3. Cranny-Francis A., Waring W., Stavropoulos P., Kirkby J. 2003. Gender studies. Terms and debates, Palgrave Macmillan, p. 24.
4. Hooks B. 2004. The will to change. Men, masculinity, and love, Atria Books, p. 34.
5. Mulvey L. 1975. Visual Pleasure and Narrative Cinema, Reprinted 2016, Afterall Books. Trad. it. in Pravadelli V. 2013. Cinema e piacere visivo, Bulzoni.
6. Sampson R. 2015. Film Theory 101 – Laura Mulvey: The Male Gaze Theory, Film Inquiry, p. 2.
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